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Editoriale

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”
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 di Carmela Pantano

Sono solita “pesare” le persone in base al coraggio mostrato nelle loro azioni, comportamenti, decisioni e pensieri. La capacità di rischiare, di fare scelte non convenzionali, accettandone le conseguenze, le possibili varie conclusioni fa sempre la differenza. Il coraggio cammina di pari passo con il rispetto delle proprie ed altrui idee, anche l’atto più assurdo ed inaccettabile, fatto con coraggio, assume altri contorni, anche il “nemico” di fronte ad un atto di non codardia, ha maggiore riguardo dell’avversario, preferendo mille nemici coraggiosi ad un solo amico vile.
Nell’ultimo anno abbiamo visto tanti esseri dotati di coraggio muoversi su questo mondo, medici, infermieri, insegnanti e tanti altri che non hanno potuto nascondersi, piccole persone in grado di portare fardelli pesantissimi che lasciano e lasceranno segni sulle loro esistenze, camminare con fermezza, mettendo un cerotto per poi procedere oltre. Ci hanno detto che il penultimo Presidente del Consiglio non era abbastanza forte, lui che aveva dovuto affrontare a mani nude un cataclisma mondiale, ed allora è arrivato l’ultimo, presentato come forte, che non ha fatto altro che copiare dal quaderno del suo predecessore, e che ha appena deciso che il virus uccide solo dopo le 22.00 di sera e solo nei locali pubblici.
Strana bestia il coraggio. Non dipende dall’età, dal carattere, dalle vicende della propria vita: si nasce coraggiosi o codardi, dovrebbero anche trovare un modo di indicare la cosa all’interno del nostro codice fiscale o sul certificato di nascita. È una patina che copre gli occhi, attraverso cui guardiamo tutto, c’è oppure non c’è.
Tutto questo giro fra covid e citazioni letterarie, per approdare a Montalbano. L’editoriale del mese scorso “Sotto a chi tocca”, a firma di Nicola Belfiore, ha creato qualche discussione e ha riportato a galla, nel lago della vita montalbanese, l’argomento politica locale. Non che tale questione non sia stata trattata negli ultimi mesi, in mezzo al covid, ai vaccini, alle chiusure, alle zone di vario colore, perché era, comunque, presente, sotto banco, a denti stretti, a bassa voce, poiché si usa fare così, da sempre ci si nasconde. Unica eccezione fatta per il mio caro e amato più che mai AnnoZero, con il quale ci siamo palesati con tanto di manifestazione in un locale pubblico e in un teatro ben due anni prima delle elezioni amministrative, per il resto le compagini politiche montalbanesi non hanno nulla da invidiare, in quanto a segretezza, alla Carboneria e ai Cavalieri dell’Apocalisse. E, quindi, forza con le prime riunioni, con i primi movimenti e accordi, tutti quelli che negli ultimi anni non hanno mosso un dito, letto una delibera, partecipato ad un consiglio, fatto una denuncia o qualcosa di concreto per Montalbano, adesso, come mummie egiziane, escono fuori dai sarcofagi. Erano già lì, pronti con il metro a prendere le misure delle poltrone per far entrare di nuovi i loro bei sederoni che… sorpresa delle sorprese… a febbraio si mette in mezzo una legge di riforma degli Enti locali con cui la Regione Sicilia dà la possibilità di accedere al terzo mandato per i comuni con una popolazione inferiore ai 5000 abitanti. Minchia, sussurrano i misuratori di poltrone, il metro cade dalle loro mani, i pensieri sono confusi, le parole escono fuori con un balbettio. Minchia, sussurrano coloro che vorrebbero tornare dopo 10 anni, minchia sussurrano quelli che vorrebbero tornare dopo 20 anni, minchia sussurrano quelli che si sono addirittura dimessi in vista della fine della sindacatura di Filippo Taranto. Panico, tremarella, attacchi di dissenteria, tutto si ferma, tutto è immobile, in attesa della decisione di Taranto: se dovesse scegliere di non ricandidarsi, i progetti delle mummie egiziane andrebbero avanti come programmato, perché loro vogliono solo vincere facile ma se dovesse ricandidarsi… allora… minchia… tutti farebbero mille passi indietro, tanti sparirebbero, tanti figliol prodighi tornerebbero a casa.
Tutto questo è da sbellicarsi dalle risate…
Quanto è raro il coraggio. Non è fatto di coerenza che spesso è solo un alibi dietro cui si nascondono coloro che non vogliono rischiare, perché si cresce, si vedono le cose e le persone in maniera diversa, e si compiono azioni differenti rispetto a quelle che la stessa persona avrebbe potuto fare qualche anno prima. Non è volontà, perché questa spesso si scontra con situazioni che non si possono decidere e controllare del tutto. Non è caparbietà che spesso è procedere ad oltranza senza senso e logica, solo per principio. Il coraggio è la dignità dei pensieri e delle azioni. Dignità. Insomma, merce rara.

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