
di Emanuele De Francesco
Oscurantismo: “Per oscurantismo (dal latino obscurans) si intende una sistematica pregiudiziale opposizione al progresso, attraverso la messa in discussione di teorie ed idee innovative e la limitazione della diffusione della conoscenza oltre certi limiti. Si tratta di un termine esplicitamente dispregiativo nato all’incirca nel XVIII secolo in antitesi all’Illuminismo. Viene utilizzato da correnti di pensiero che si autodefiniscono progressiste per indicare l’atteggiamento culturale proprio di chi si schiera contro una visione dinamica della cultura e una diffusione del pensiero e della ricerca scientifica e intellettuale in qualunque campo del sapere. In tale accezione il termine viene usato ancor oggi per connotare negativamente linee di pensiero che sembrano negare la libertà di pensiero e la libertà dell’individuo contro credenze o imposizioni ideologiche”. (Fonte Wikipedia).
Credo non ci sia termine più corretto per descrivere questo complesso, pericoloso periodo storico della nostra Italia. La destra al governo, che è espressione di una società annichilita, obnubilata e regressa, sta permeando ogni più recondito angolo delle Istituzioni non solo amministrative, ma anche culturali, sociali, scolastiche.
Una destra che con i suoi infidi tentacoli mira a restaurare, a blocchi, l’ideologia fascista, seguendo peraltro un pericoloso trend, che a macchia di leopardo va via via diffondendosi in alcuni ambiti Europei e non solo. E lo sta facendo con una subdola strategia di lungo respiro, volta non tanto ad imporre violentemente quel regime dispotico/autoritario, come potrebbe accadere con un colpo di Stato, ma cercando di eradicare “culturalmente” le basi del nostro pensiero democratico, illuminista, progressista, multiculturale ed antifascista, che dal secondo dopoguerra ad oggi s’era progressivamente addentellato nei processi evolutivi delle società del così detto “blocco occidentale”. Quel pensiero, che aveva condotto al progressivo allontanamento ed alla stigmatizzazione, anche lessicale, di ogni tipo di nazifascismo e aveva aperto la strada al valore del dialogo, della cooperazione, della reciproca contaminazione tra popoli divenendo l’essenza del progetto dell’Europa Unita. Sono evidenti le tracce di un disegno che punta ad instillare un processo di “sostituzione culturale”. Ed in tal senso, non dovrebbe stupirci apprendere che a livello ministeriale fervono già i lavori per una riforma dei libri di testo scolastici -dalle elementari e fino alle scuole superiori- sui quali i nostri figli e i nostri nipoti leggeranno che “in fondo il fascismo ha fatto anche cose buone”, che gli ebrei volevano appropriarsi delle nostre culture grazie al loro denaro, che non v’è prova storica delle camere a gas, o che i partigiani, in fondo, erano formalmente da considerare dei traditori della patria. Elenco non esaustivo!
E’ un modus operandi pericoloso, anche per l’evidente sua veloce estensione ad ogni livello istituzionale, finanche alle più piccole amministrazioni locali, specie di quelle che, più o meno consapevolmente, sono sostenute da personaggi politici appartenenti a questa nuova destra di ispirazione sfacciatamente ed impudicamente fascista.
Anche a tali livelli decentrati, oscurantismo diventa la parola chiave. Non importa quanto di buono ed efficace sia stato fatto da “quelli che c’erano prima” nella direzione di un progresso culturale ed un benessere diffuso. Ciò che conta è seppellire, rimuovere, all’occorrenza sporcare i passi, la storia, le azioni di chi li ha preceduti. Atteggiamento contralegem, poiché in antitesi con il principio di continuità amministrativa che deriva, tra le altre norme, dall’art. 97 Cost.
L’oscurantismo diventa così lo strumento più efficace, fatto passare per esigenza, preordinato a giustificare il plateale fallimento delle finte rivoluzioni delle destre -in effetti oggetto solo di vuoti proclami elettorali- mediante la solita, stomachevole favoletta che racconta che è sempre colpa di “quelli che c’erano prima”, appunto. Cosicché, se le azioni amministrative producono consenso popolare sono il frutto del nuovo che avanza, se quelle stesse azioni invece producono disastri, come più spesso accade, è colpa delle asserite scorie radioattive dell’operato di chi le ha precedute al governo, centrale o locale poco importa.
E’ una tecnica antica, che ahimè paga a livello medio, mediocre e mediatico, ma che è deprecabile, perfino patetica agli occhi di un osservatore/cittadino minimamente attento ed informato.
Chi non si sente rappresentato da tale progetto di regressione democratica e culturale ha il dovere di ribellarsi con azioni concrete, capillari, diffuse; con una risposta politica coerente con i principi ed i valori di libertà, pace, coesione sociale e solidarietà verso i più fragili.
Ha il dovere di lottare per un’Europa Unita (con importanti concessioni di sovranità) che attui sempre più i diritti ed i valori codificati in molti dei suoi trattati fondanti; per un’Italia coesa e solidale che tenga conto della forza e delle fragilità delle varie regioni e quindi, in primis, abolendo il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata; per valorizzare il potenziale delle multiformi identità territoriali ed organizzazioni sociali, che mettono al centro la libertà di pensiero, d’espressione, l’iniziativa privata ma solidale.
Occorre reagire al progressivo smantellamento della sanità pubblica, aderendo ad un modello di assistenza capillare, di prossimità e gratuito, celere ed efficiente.
Pretendere che alcuni servizi essenziali, pur nel rispetto dei principi di efficienza anche economica non prescindano mai da quello di efficacia dell’azione amministrativa, che dev’essere prioritaria: penso alla mobilità, alle strade, al trasporto pubblico. Perfino l’erogazione energetica nelle case in contesti di reddito minimo dovrebbe essere garantita con una moderna, nuova impronta pubblicistica.
Insomma, c’è tanto da fare, ma bisogna farlo adesso, prima che sia troppo tardi.
L’Italia è una Nazione con una incredibile storia alle spalle, di grande cultura, di pensiero, progresso, benessere, democrazia e pace: non sia consentito a nessuno di “oscurare” il valore politico, sociale e culturale di quella grandezza.
Il futuro è nelle nostre mani, nei nostri pensieri liberi e nella speranza di riuscire a proseguire sulla luminosa linea di progresso, pace e benessere accesa e segnalata con e dalla Costituzione Repubblicana Antifascista.