di Nicola Belfiore
Poco più di una settimana fa l’ho visto e, come facevo sempre, mi sono avvicinato per salutarlo. Nel tragitto di strada che ci separava per la consueta stretta di mano, ho notato la sua difficoltà nel camminare e ho chiesto il perché di quella sofferenza. Con l’accenno ad un sorriso mi disse: “a vicchiaia, chi ci vuoi fari”. Al che ho preso posizione e con tono fermo gli ho consigliato di sottoporsi ad una visita specialistica, mettendo da parte la storiella della vecchia e pensando, invece, ad una condizione di vita migliore. Ho notato che mi stava ascoltando con attenzione e mi ha dato la conferma che avrebbe seguito il mio consiglio. Così, dopo qualche goliardica battuta giusto per strappargli il sorriso dalle labbra, gli ho ancora stretto la sua “legnosa” mano e ci siamo congedati. Stamattina, come quasi quotidianamente faccio, ho aperto dal mio telefonino le news nazionali ed internazionali e poi una sbirciatina sui social dove di primo impatto vedo la sua foto e nello scorrere verso il basso leggo la motivazione di quella pubblicazione. Sono rimasto qualche secondo impietrito ripetendomi più volte nella mia mente una frase che fa emergere l’incredulità e lo sconforto per ciò che avevo appena letto: no, non può essere. Cosa può aver generato questo triste epilogo? A parte l’episodio citato, sembrava una persona in salute, con la sua continua voglia di fare, spaziando con disinvoltura dai lavori in campagna ai componimenti letterali pluri- premiati. Un docente preparato, serio e determinato. Fermi ed inattaccabili i suoi principi di onestà e senso del giusto che cercava in ogni occasione di fare emergere e se necessario imporre in determinati contesti. Le sue molteplici battaglie intraprese in questo senso, a volte, si scontravano con la grettezza e l’ignoranza dei suoi interlocutori e le soluzioni cercate, a volte proprio a causa di queste ottusità, diventavano utopie o vere chimere. Con lui la redazione di “Montalbano Notizie” per due anni di fila ha organizzato un premio nazionale di poesia e la sua collaborazione è stata determinante per la realizzazione dell’evento che ha visto centinaia di partecipanti da tutta Italia. Aveva uno spiccato senso ironico che contrastava con la sua figura di integerrimo docente e quando trovava la mia spalla di appoggio si formava sul suo volto, così squadrato e serioso, un sorriso quasi da bambino. In passato, prima che la malattia e la scomparsa della moglie, da lui adorata, lo sconvolgesse, era sua abitudine fermarsi allo studio dove ci intrattenevamo in argomentazioni varie. Erano per me momenti piacevoli di arricchimento culturale ed il tono basso della sua voce, indice di un garbo non comune, mi catturava in modo particolare. Dopo il triste accaduto della moglie, passando davanti alla vetrina si limitava a bussarmi continuando il suo percorso prestabilito e solo se facevo in tempo ad intercettarlo tornava indietro per salutarmi e magari si intratteneva sulla porta per qualche minuto. Era cambiato, quasi sfuggente. I suoi occhi erano diversi, aveva perso una parte di sé, era scemato quasi del tutto l’entusiasmo e la voglia di sorprendersi delle cose del mondo. Le sue battaglie erano diventate rassegnazione per un mondo che non sarebbe mai cambiato in meglio. L’unica sua incrollabile certezza l’amore per i sui figli e per i nipoti. La sua grande umiltà, la sua discrezione e la sua approfondita cultura e conoscenza lo hanno sempre contraddistinto e voglio ricordarlo per l’ultima volta con quel suo sorriso che spesso mi regalava, rinnovando una stima che rimarrà tale per sempre.