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Primo Piano

L’uomo dei Megaliti

L’uomo dei Megaliti
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di Carmela Pantano

Questo titolo sarebbe piaciuto al prof. Gaetano Pantano. Mi avrebbe telefonato, aprendo la chiamata con il suo solito “Buongiorno Redazione”, come centinaia e centinaia di altre volte. Fu vicino da sempre a questo giornale e alle nostre persone. Il prof. Pantano mi voleva bene, quell’affetto che nasce quando si vede crescere una persona, fin dai banchi di scuola e si segue nel tempo. L’ho visto piangere quando abbiamo perso affetti in comune, scrisse decine e decine di pezzi per questo giornale, abbiamo riso e litigato, mi ha raccontato centinaia di storie ed aneddoti, non mancarono le sue tiratine di orecchie per articoli che non condivideva e per quella mia fissa, che non ci accomunava, per la politica.
Lo sentì per telefono durante la sua lunga malattia ma non lo vidi più, forse volutamente, ci sono malattie che cambiano lo sguardo di chi osserva ed il Prof. Pantano non lo avrebbe gradito né meritato.
Amava questo paese, profondamente, riconoscendone i difetti, in maniera anche amara, con le esperienze degli anni, ma lodando la sua unica ed ineguagliabile bellezza che non smise mai di far vedere e diffondere. Scoprì i Megaliti, quando erano solo alcune delle centinai di rocce sparse sui nostri monti. Poi arrivarono gli altri ma prima ci fu lui a svelare la magia, a crearne la storia.
Domani attraverserà i suoi luoghi ancora una volta, percorrerà quella piazza che tante volte lo vide protagonista. La sua storia della biglia che, in qualunque luogo del paese si trovi, rotolando e rotolando, finirà sempre per approdare in piazza, domani si concretizzerà per lui per l’ultima volta, alla fine di tutto si approda nel centro di ogni cosa, dove tutto ha avuto inizio.
Ci sono persone che hanno creato l’anima più profonda di questo paese, nell’amarlo così tanto, in ogni luogo e tempo, gli hanno dato quella linfa vitale necessaria per splendere e spiccare. Non sono semplicemente passati da qui, come adesso fanno i più, hanno respirato per e con queste mura. Il prof. Pantano era fra questi e mancherà a quanti hanno visto la sua figura, le sue lunghe telefonate, le sue amate foto, le sue macchine d’epoca, i libri, le riviste, i materiali e tutto ciò che ha fatto e conservato negli anni come energia in grado di alimentare altro ed altri.
La Redazione del Giornalino, in quest’ultimo saluto, lo ringrazia per il sostegno, per l’aiuto e per l’affetto dimostrato da sempre. Esiste un altrove dove si arriva, con la schiena dritta, senza stampelle e tremori, si incontrano gli affetti di sempre e si ricomincia a percorrere un’altra strada. Il Prof. Pantano in questo momento è lì, magari scoprirà delle nuove rocce.

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