di Carmela Pantano
Ci sono foto così chiare, nel loro significato, da non avere bisogno di alcuna parola. Di immagini che diventano simbolo di un momento, chiavi di lettura di una situazione, ne sono piene le tv ed i giornali, oltre alle nostre teste. Le guardiamo, le osserviamo, diciamo la nostra, i più attenti colgono i particolari e le caratteristiche.
Oggi ho ricevuto questa foto. Prima l’ho semplicemente guardata. Ho visto una persona anziana su una sedia a rotelle davanti a scale che non potrà salire. Già questa prima visione è grave: una persona che è impossibilitata a fare un qualcosa perché una barriera architettonica si è posta fra le ruote della sua sedia e la sua intenzione.
Facciamo un passo avanti nella lettura di questa immagine: collochiamola nello spazio. Il luogo è l’ingresso della Guardia Medica di via Giardino, Montalbano Elicona. Per gli stranieri, l’unico luogo del paese dove è possibile ricevere delle cure dalle 20.00 di sera alle 8.00 del mattino, sabato, domenica e festivi, in un posto in cui per raggiungere l’ospedale più vicino bisogna guidare 45 minuti. La gravità, dunque, aumenta, perché la barriera architettonica non impedisce semplicemente l’accesso ad un luogo di divertimento, sempre in totale limitazione della libertà personale e violazione delle normative vigente, ma l’ingresso in un posto in cui si ha la necessità di andare e non per un motivo qualsiasi ma per la propria salute fisica.
Alla fine dell’articolo vi dirò quale è stata l’immagine finale di questo momento, ossia come è stato risolto il problema ma prima voglio andare oltre l’atto di guardare questa foto. Capovolgiamo l’obiettivo della macchina fotografica, rivolgendolo verso tutto ciò che vi è alle spalle di una donna anziana, con un cappello rosso ed uno scialle azzurro.
Una vita vissuta, famiglia, figli, nipoti, gioie e dolori, successi ed insuccessi. Una vita attuale fatta di momenti scanditi, atti che si ripetono giorno dopo giorno per garantirle decoro, cura ed affetto nella propria casa. Tutto questo per poi trovarsi di fronte ad un ostacolo insormontabile: non certo dieci anni fa, non certo venti o trenta anni fa, quando all’esistenza di quei gradini non ci avrebbe neppure fatto caso ma, adesso sì, in questo momento sì. Adesso ogni scalino è quello che per un neonato è una montagna da scalare. Quale società, quale mondo mette una montagna tra una donna anziana su una sedia a rotelle, la lunga vita che ha avuto alle sue spalle che merita rispetto anche senza sapere nulla, solo per il fatto di avere i capelli bianchi in testa, e la possibilità di avere una cura medica?
Poco più di un anno fa, durante un consiglio comunale, noi del gruppo di opposizione Anno Zero, segnalammo lo stato di totale degrado in cui versa la Guardia Medica di Montalbano, con un ambiente, strumenti ed arredi improponibili. Ci dissero che non era particolarmente complicato chiedere un intervento perché, addirittura, udite udite, di solito le ASL hanno persino i soldi per queste cose. Il covid, insieme alla mancanza di volontà ed interesse, ha bloccato qualsiasi iniziativa, non sapremo mai di chi è la colpa e, nel frattempo, la signora continuerà ad aspettare davanti la scalinata.
La disabilità, a qualsiasi età e conseguenza di qualsiasi tipo di malattia, è uno stato comprensibile realmente solo da chi è toccato in prima persona e da quanti gli stanno intorno. Tutti gli altri possono solo immaginare, ipotizzare o intuire. Vorrei un mondo dove non fosse necessaria neppure l’esistenza di leggi che garantiscono a ciascun essere vivente accessibilità e vivibilità, dovrebbe essere una cosa così scontata che chi può compiere un atto deve mettere chi non può nelle condizioni di farlo. Eppure vi è un mondo dove neppure le rigide normative in vigore vengono prese in considerazione e, in questo caso, non in un posto qualsiasi ma in un luogo legato alla salute pubblica. Torniamo alla foto e alla conclusione della storia, all’evoluzione dell’immagine. Ve la “mostrerò” a patto che ciascuno poi si prenda l’impegno di osservare con attenzione la foto. Alla fine è stato il medico a scendere le scale, ad avvicinarsi alla paziente e a visitarla fuori, in cortile. Adesso osservate non l’immagine fotografica ma quello che vi è alle spalle, prima della chioma bianca e delle grandi ruote in primo piano. E chiediamoci un po’ dove è diretto questo mondo.