di Carmela Pantano
Da qualche tempo esiste una nuova dicitura nel mondo delle dirette Facebook, ossia persone raggiunte. Nessuna parola inglese, nessuna sigla ma una chiara definizione di chi viene raggiunto da un qualcosa che viene condiviso. 14.400. Queste sono state le persone raggiunte nella giornata del 24 agosto dalle dirette che, dalle 11.00 del mattino fino alle 20.00, “Montalbano Notizie” ha voluto condividere. Cifre assurde se si pensa al piccolo contesto in cui operiamo, cifre comprensibili se si pensa a ciò che il 24 agosto è per i Montalbanesi. Abbiamo voluto regalare, con il giornale di cui mi onoro di far parte, dei momenti, video, parole, suoni, immagini, volti nostri, veicolarli altrove, verso chi, per vari motivi, non poteva essere presente. I numeri, nudi e crudi, sono stati la risposta.
Questa data è per noi una seconda pelle. Per ciascun Montalbanese esiste prima la propria data di nascita e subito dopo il 24 agosto. È così da sempre, dal 1675, da ben 348 anni, non certo bruscolini. Una terribile carestia, dal 1663 al 1669, ridusse la popolazione alla fame, fin quando, così si narra, le preghiere alla nostra Madonna furono ascoltate, gli stenti finirono ed ebbero inizio anni di grande abbondanza. La storia e la fede si mescolano perché noi uomini ne abbiamo bisogno. Così è e così sarà.
Solo la fede, però, non spiega questo legame. Non esiste Montalbanese che non abbia nelle proprie radici questa festa, che non faccia di tutto per essere presente in questa data, che non pensi, qualora si trovasse altrove, a quanto in quel momento sta succedendo nella chiesa, nelle strade, nella piazza del paese. La discesa del simulacro dall’altare, ad esempio, è un momento profondamente nostro, non esistono eguali, per fascino, per profondità, abbiamo bisogno di quegli istanti, quei movimenti ed azioni che i portatori della Vara svolgono ogni anno. Ed anche chi non ce la fa più a salire in cima all’altare, a spostare i fiori, ad accompagnare la statua, a sistemare il vestito, come ha fatto per anni ed anni, guida quei gesti con lo sguardo, dal basso, proprio sotto l’altare, per essere almeno vicino. Ed anche chi è stato duramente colpito dalla malattia cerca di esserci, con tutta la dignità di questo mondo, per guardare l’infinita bellezza di quel momento e di quel volto. Perché, parliamoci chiaro, oltre la fede, oltre le radici, la nostra Madonna è proprio bella. Lo è dal 1700, da quando lo scultore Alessandro Pantano la scolpì, prese un comune pezzo di legno e lo fece divenire Storia, ciò che è adesso, una Mamma con in braccio il suo Bambino che con una mano ci benedice e con l’altra tiene un globo. Ci osserva per 364 giorni dall’alto, ascolta, vede le cose belle e brutte che succedono in basso, una variegata umanità che scorre come le scene di un film e poi per un unico giorno all’anno scende giù e si muove nelle nostre strade, entra nei nostri vicoli, passa sotto i nostri balconi e davanti alle nostre porte, si immette, si “abbassa”, in quel mondo che avrebbe anche potuto continuare a vedere dall’alto. Alla fine del lungo cammino sosta per pochi minuti davanti alla chiesa, ai piedi della scalinata, immersa nella folla che guarda in alto quel frastuono di suoni e di colori prodotti dalla fiaccolata e dai giochi d’artificio, il linguaggio del mondo che si fa sentire. Poi ritorna in alto, nella sua nicchia. Ed il giro ricomincia…