di Nicola Belfiore
Le storie vanno raccontate, questo ho pensato quando sono stato coinvolto in prima persona in quello che adesso vi voglio raccontare. Pur non avendone alcuna voglia di farlo so che devo farlo. È questo il compito del cronista: descrivere i fatti e renderli pubblici, dare la possibilità a chi non conosce e non sa di poter avere le notizie, quelle vere, che costruiscono la storia. Essa poi rimane la ferma nel tempo, come documento inconfutabile, per potere essere letta, commentata, criticata, contestata o apprezzata. In questa storia non sono molto importanti i fatti, li descriverò comunque lasciando fuori, però, il mio coinvolgimento emotivo e saltando a piè pari la banalità e la curiosità pruriginosa di entrare nei dettagli. Parlerò invece del senso di questa storia e dell’insegnamento che essa dovrebbe darci ad ognuno di noi. A gamba tesa voglio provocare chi pensa o immagina di sapere, con la certezza del proprio comportamento in simili frangenti. Quelli saccenti che dicono sempre, a coda di ogni notizia: “se fossi stato io…” . Quelli che hanno la soluzione per ogni cosa e che di solito sono distaccati da tutto nel loro sentire la vita ed il trascorrere della stessa. I depositari della verità, i commentatori seriali dei social. Loro sanno sicuramente rispondere a questa domanda: rischieresti mai la vita per salvare un cagnolino che sta annegando? A chi ha già risposto non ho nulla da raccontare ancora, ma esiste gente che, come Carmela Pantano, insegnante stimata e apprezzata della nostra Montalbano, custodisce nel proprio animo quella sensibilità che annulla ogni interrogativo. Le cose vanno fatte e basta. La docente e anche giornalista, direttore del nostro Montalbano Notizie, deve aver pensato, in quel giovedì giugno proprio questo: una vita si stava spegnendo, quella di un cucciolo di cane finito incautamente in una vasca colma d’acqua e, nonostante i tentativi disperati e continui, non riusciva più a venirne fuori, chiedendo aiuto con i suoi strazianti guaiti. Carmela l’ha visto e ha chiamato immediatamente il proprietario del terreno in cui il cane annaspava nella vasca. Chiusa la telefonata si è accorta subito, però, che quel cagnolino sicuramente non ce l’avrebbe fatta, era oramai stremato e la sola idea di assistere inerme alla sua agonia le avrebbe distrutto il cuore, a lei, soprattutto, che adora i cani e ne ha uno a casa che accudisce con amore. Ha valutato la fattibilità di potercela fare da sola, pensando fosse cosa semplice. Le scale, anche se fatiscenti, erano pur sempre in cemento e a ridosso del muro al quale magari appoggiarsi mentre sarebbe scesa giù fino a raggiungere il terrapieno, dove per un recente intervento di bonifica erano state ammassate pietre e cocci di mattoni. Dopo questa repentina valutazione, Carmela ha deciso di scavalcare il muro e mettere in atto quanto mentalmente pianificato per salvare quel cucciolo. I suoi piedi, però, hanno malauguratamente trovato un ostacolo che ha contribuito a farle perdere l’equilibrio facendola cadere rovinosamente, dall’altezza di quasi tre metri, su quel cumulo di pietre e mattoni sbattendoci con violenza anche il viso. Quando sono arrivato sul posto, dopo qualche minuto dalla telefonata del proprietario del terreno, ho visto uno spettacolo che, nonostante i miei numerosi anni in Croce Rossa, avevo visto poche altre volte. Ho minimizzato con lei i danni, come si fa in questi casi, parlandole in continuazione e rincuorando il suo stato d’animo devastato più del suo fisico. Col proprietario del terreno ci siamo prontamente organizzati per il trasporto in ospedale assieme al fratello Enzo. Accolta in codice rosso all’ospedale di Patti, è stata sottoposta agli accertamenti diagnostici del caso, che si presentava sempre più grave. Entrata in sala operatoria, che ha visto intervenire intorno alla mezzanotte lo stesso primario Fabio Crescenti, è uscita dopo quasi quattro ore. Intorno alle cinque la decisione del trasferimento al Policlinico di Messina, dopo aver escluso la precedente scelta di trasferirla al Trauma Center di Palermo. Carmela Pantano, dopo qualche ora, veniva così ricoverata, con prognosi riservata, nella sala rianimazione del policlinico di Messina, dove intubata sta trascorrendo la sua degenza. Qualsiasi giudizio possa emergere, a posteriori o con la presunzione di “sapere e prevedere”, non ha alcun punto di attecchimento. Carmela non aveva certo intenzione di mettere a rischio la propria vita, nessuno lo farebbe in una valutazione lucida e circostanziata, ha solo preso una decisione motivata dal pensiero nobile e molto raro di salvare una vita.
Gli aggiornamenti in coda all’articolo, pervenutoci ieri sera, domenica 23 giugno, sono molto confortanti. Carmela Pantano, pur restando in sala rianimazione, sta molto meglio ed ha potuto incontrare i propri familiari con i quali ha interloquito in piena lucidità. Il percorso sarà sicuramente lungo ma la sua determinazione e forza di volontà la porteranno verso un cammino di totale guarigione.