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Attualita

Antonella Caruso, la dignità del dolore

Antonella Caruso, la dignità del dolore
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di Carmela Pantano

Il dolore ha una sua dignità. Non ha senso sottolinearne l’esistenza e presenza, diventa semplicemente una cosa che c’è. Sia esso fisico o mentale, non vi è differenza alcuna, deve essere indossato con decoro, come un abito. In caso contrario, se viene disprezzato, odiato, criticato perché è toccato a noi, allora prende il sopravvento, si mangia tutto, vince. Vince sulla vita. E l’unica cosa che non bisogna fare è questo: farlo vincere sull’essenza dell’esistenza.
Non conoscevo molto Antonella Caruso, non vi era un rapporto di amicizia, solo di semplici e cordiali saluti e qualche conversazione ma ho sempre percepito ed ammirato il suo modo di indossare il dolore, con una dignità ed un decoro immensi. Si percepiva, trasudava in maniera immediata, non solo in lei, anche nella propria famiglia. Ho sempre ammirato il sorriso che i figli ed il marito rivolgevano al mondo perché la malattia imbruttisce l’anima, ti fa arrabbiare con tutti, ti fa chiedere perché a me. Loro invece no, non hanno fatto vincere il male. Gli occhi buoni di Gioele sono il più grande regalo alla sua mamma.
Vi è un cordoglio di un’intera comunità, un rispetto assoluto nei confronti del modo in cui la famiglia Romano ha affrontato anni di sofferenza.
Per il resto, non ci sono parole per lenire la mancanza. Come può non mancare una mamma, una moglie o una figlia. Deve esserci la forza ed il ricordo di come questa giovane donna ha affrontato il male. Un insegnamento per chi si perde in tante piccole frivolezze quotidiane, su ciò che realmente conta alla fine dei giochi, sulla preziosità della vita, con tutti i suoi limiti ed affanni.

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