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Gesù era progressista

Gesù era progressista
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di Emanuele De Francesco

Che Gesù Cristo sia stata una figura straordinaria e rivoluzionaria è fatto non controverso. E poiché il concetto di rivoluzionario è antitetico rispetto a quello di reazionario, possiamo affermare che Gesù era un progressista. Difatti “è rivoluzionario chi promuove il cambiamento radicale, spesso mirando a trasformare o rovesciare l’ordine sociale, politico o economico esistente per costruirne uno nuovo e generalmente più inclusivo o progressista. Questo approccio si basa sull’idea di progresso e sull’urgenza di rompere con il passato per migliorare il futuro. Al contrario, un reazionario è qualcuno che si oppone a tali cambiamenti e cerca di preservare lo status quo o addirittura di tornare a un ordine precedente, considerato migliore o più stabile. L’atteggiamento reazionario si fonda sulla nostalgia per le strutture tradizionali e sulla sfiducia nei confronti del cambiamento” (Treccani). Pertanto, su tali premesse, possiamo definire rivoluzionaria la figura di Gesù, avendo egli capovolto la prospettiva teologica e teocratica rispetto al vecchio testamento e rispetto ai canoni sociologici vigenti nell’epoca storica in cui ha vissuto.
Mentre nel vecchio testamento, pur presenti sporadici messaggi di giustizia sociale e di apertura verso gli stranieri, viene codificata e valorizzata una nomenclatura sociale patriarcale, una rigida gerarchia sociale e istituzionale e l’idea di salvezza era principalmente rivolta al popolo ebraico (almeno nominalmente), Gesù rompe tali stilemi rivolgendosi alla generalità dei popoli, criticando la burocrazia, il potere politico e religioso ed affermando il valore del sacrificio dell’individuo rispetto alla supremazia del potere e della divisione di classe. Insomma è una figura di rottura, che ha assunto la solidarietà tra i popoli e tra gli uomini quale viatico per la salvezza dell’uomo e quindi quale valore fondante dell’intero suo pensiero. E prescindendo dalla prospettiva prettamente teologica e religiosa, ciò portava con sé un  teorema politico e sociale di forte innovazione se confrontato agli arcaici modelli declamati e raccontati nel vecchio testamento. Infatti, al netto dell’esegesi teologica, che si è sforzata di trasformare il racconto dei fatti storici  in concetti simbolici e metaforici, la bibbia rimane un testo che disegna e, per certi versi valorizza, una società ed un’umanità troppo lontana dal linguaggio e dall’evoluzione sociale dell’epoca moderna ed per questo motivo forse irrimediabilmente inadattabile ai nostri tempi (NOTA 1).
E’ pregna di riferimenti al patriarcato, alla subalternità della donna rispetto alla figura maschile, all’intangibilità del potere gerarchico e delle leggi, che avendo la pretesa di avere una genesi divina non possono mai essere giudicate, imponendone la rigorosamente e cieca osservanza. Inoltre, è declinata a più riprese la superiorità del popolo ebraico, l’unico tra i popoli della terra a poter vantare l’alleanza con dio.  (nota 1)
Gesù invece, pone l’uomo al centro del suo messaggio, la fragilità e l’umiltà e l’eguaglianza come valori assoluti, tramite i quali è possibile perseguire la salvezza e la purificazione delle coscienze, in antitesi  rispetto alla supremazia del potere e quindi delle classi, della vittoria ad ogni costo del popolo di dio, della guerra come strumento di affermazione della legge divina, che invece solcano a più riprese la narrazione contenuta nel  vecchio testamento (nota 1).
Gesù rivolge lo sguardo e l’attenzione agli ultimi, e quindi il principio di solidarietà nei confronti dei bisognosi dei più fragili diventa una radice portante del suo messaggio. Ed anche la redenzione assume un differente connotato. Tutti possono ambire al perdono, tutti hanno diritto d’essere aiutati ed accolti, a tutti deve essere concessa una seconda chance, anche ai peccatori più incalliti o allo straniero che fugge da guerre, carestie ed ingiustizie. Ma Gesù è rivoluzionario anche perché il suo messaggio è universale, rivolgendosi a tuttu gli uomini ma è anche universale ed attuale, perché esportabile in qualsiasi contesto ed in ogni tempo. Che se fosse vivo oggi Gesù, in carne ed ossa, sono certo lo ritroveremmo sulle sponde dell’isola di Lampedusa ad accogliere i migranti, nelle mense dei poveri e degli emarginati, ai confini delle nazioni in guerra per fermare i cannoni, nelle sale del potere per combattere ogni politica divisiva, nazionalista o peggio imperialista. Lotterebbe contro ogni forma di discriminazione, contro ogni modello famigliare preconcetto per abbracciare, al contrario, ogni contesto in cui l’Uomo è capace di rispettare i suoi simili, esprimendo sentimenti d’amore, amicizia, compassione, dialogo, comprensione e fratellanza. Come nella “cacciata dei mercanti dal Tempio”, Gesù si opporrebbe ad ogni forma di capitalismo sfrenato, com’è quello che governa il nostro tempo, predicando il valore di una giusta redistribuzione del reddito in favore dei più poveri, degli sfruttati, degli abusati.
Oltre la fede, poiché ogni parola dell’uomo contiene un pensiero, sarebbe buona pratica, di tanto in tanto, soffermarsi sul significato delle parole e non limitarsi a recitare a mente chiusa antiche filastrocche imparate a memoria, perciò solo sentendosi riconciliati con la propria coscienza. Mestamente, ritengo che se si fosse capaci di diffondere la rivoluzione progressista di Gesù con un linguaggio attuale, diretto ed epurato da dogmi e formule sacramentali, il mondo sarebbe un luogo migliore e, forse, perfino le messe più popolari anche tra i giovani. E credo anche, che se potesse tornare nel nostro tempo, rimarrebbe indignato e furioso per la deriva fratricida, guerrafondaia, materialista, edonista ed in una parola reazionaria che i potenti della terra stanno imprimendo ai nostri destini, così ignorando, offendendo perfino, l’immenso messaggio di pace e fratellanza diffuso da un personaggio straordinario e progressista come fu Gesù oltre duemila anni fa.
Buona Pasqua a tutti dunque.

NB: questa modesta e semplicistica riflessione è frutto di considerazioni personali e non contiene alcun giudizio o pregiudizio nei riguardi di chi abbia un pensiero diverso ed un sentimento religioso verso il quale va mostrato sempre un doveroso rispetto.

Nota 1: Gli accenni al vecchio testamento sono frutto di una necessaria generalizzazione e di valutazioni personali maturate a seguito di una lettura ed una conoscenza sporadica e superficiale della bibbia ed alla luce della prospettiva laica di chi scrive.

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