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In Paese

Il Monumento ai Caduti di Montalbano Elicona  e i montalbanesi morti nella grande guerra – una storia da completare

Il Monumento ai Caduti di Montalbano Elicona  e i montalbanesi morti nella grande guerra – una storia da completare
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di Giuseppe Coniglione Monisteri 

Dopo il recente restauro del monumento ai caduti di Montalbano Elicona, oltre a poter ammirare l’opera scultorea,  oggi è  possibile leggere distintamente i nominativi dei 66 caduti nella grande guerra a cui fu dedicato il monumento nel 1928,  ma poiché ancora oggi esistono opinioni discordanti sul numero dei caduti italiani, è naturale porre la questione se i montalbanesi morti in guerra  sono solo quelli elencati nelle lapidi.
La Prima guerra mondiale lasciò in tutta Europa un’eredità  di milioni di morti, in ricordo dei quali ogni città e villaggio eresse monumenti dando forma alla più capillare e diffusa testimonianza di quella tragedia.
L’Italia, in particolare, negli anni 20 vide una proliferazione di monumenti in moltissimi comuni che, ancorché inizialmente furono originati da spontanee aspirazioni delle cittadinanze locali,  divennero simbolo della retorica nazionalista del potere politico nell’intento di autoconferirsi i meriti della vittoria.
Anche Montalbano Elicona, tra il 1926 e il 1928  volle erigere un  monumento dedicato ai suoi caduti nella grande guerra e commissionò alla ditta Cav. Giuseppe Ciocchetti, scultore nonché proprietario degli stabilimenti “L’Arte Funeraria” di via Tiburtina a Roma, la realizzazione dell’opera identificabile nel catalogo della ditta  con il modello 15-16, con il titolo  “L’Angelo della gloria che bacia il Caduto morente”, il cui costo si aggirava intorno a £ 25.000, e che aveva avuto una discreta fortuna e diffusione, seppur variata in alcuni particolari, presso diversi comuni dell’Italia centro-meridionale.
Il monumento in marmo bianco di Carrara, composto da una base quadrangolare su cui sono affisse le lapidi con i nomi dei caduti in guerra, è sormontato da un gruppo scultoreo, anch’esso in marmo, raffigurante un soldato esanime adagiato su uno sperone di roccia e sorretto dalla figura allegorica della vittoria alata che si china per baciargli il capo.
Nella cronaca del 23 agosto 1928 che Padre Antonio Mobilia scrisse in occasione dell’inaugurazione del monumento, si legge  che “sulle candide lapidi marmoree murate ai fianchi del piedistallo sono incisi i nomi dei 66 soldati montalbanesi benemeriti della Nazione”.
Quindi la questione sul numero dei caduti, va vagliata alla luce del fatto che il monumento fu completato nel 1928,  e se a quella data i committenti avevano a disposizione dati attendibili sui caduti montalbanesi.
Una delle fonti più affidabile per rispondere all’interrogativo è l’Albo d’Oro dei Caduti per l’Italia nella Guerra Nazionale 1915-1918, pubblicato in 28 volumi dal Ministero della Guerra/Difesa a partire dal 1926 fino al 1964, dove vennero raccolti e cristallizzati i dati documentati di oltre 590.000 morti italiani e  che vide l’uscita di tre volumi riguardanti i caduti della Sicilia solo tra la fine degli anni 30 e i primi degli anni 40.
A questo punto, pertanto, è ragionevole ipotizzare che l’elenco consegnato alla ditta Ciocchetti per l’incisione delle lapidi, venne compilato sulla base di informazioni non esaustive poiché è certo che sull’Albo d’Oro risultano 86 caduti montalbanesi e non 66.
Scorrendo gli elenchi delle 2 lapidi si possono rilevare solo dati di carattere generale quali cognome, nome e grado militare, ed in particolare da quest’ultimo dato, che su 66 caduti  2 erano Ufficiali, 3 Sottufficiali e  5 Graduati mentre i restanti 56 caduti erano soldati semplici.
Tuttavia se si prendono in esame i nominativi registrati nell’Albo d’Oro ai 66 delle lapidi si devono aggiungere, come già detto, ulteriori 20 soldati semplici.
Dai dati registrati nell’Albo d’Oro si evince che degli 86 caduti 64 erano fanti, 2 bersaglieri, 3 genieri, 6 artiglieri, 8 mitraglieri e 1 medico, di cui 60 morti in combattimento o per ferite riportate in combattimento, 22 per malattia ( di cui 7  in prigionia), 3 per affondamento Nave e 1 per azioni di gas asfissianti.
L’età dei caduti era compresa  fra i 18 e 40 anni. Il più giovane si chiamava GULINO Nicola, soldato semplice, nato nel 1900 e morto per “malattia” nel 1918, mentre il più anziano era RESTIVA Vincenzo, Tenente Medico,  nato nel 1878 e morto nel 1916 per “affondamento nave” a largo di Valona in Albania, dove atri due soldati montalbanesi persero la vita (SIMONE Giuseppe e PANTANO Santi, entrambi in forza al 55 reggimento fanteria).
Due montalbanesi, i soldati BUA Nicola e MUSCIANISI Gaetano, come tanti altri italiani emigrati in America,  combatterono nelle file dall’esercito USA.
Tra i caduti montalbanesi non mancarono coloro che nelle loro esperienza al fronte si distinsero per atti di eroismo e furono insigniti di decorazioni al valore militare.
Esempio eclatante di ciò è Giovanni MAIORANA, che fu insignito di 1  Medaglia di Bronzo e 1 di Argento e promosso al grado di Aiutante di Battaglia per meriti di guerra. Leggendo le motivazioni delle decorazioni emerge la figura di un soldato dal carattere indomito ed esemplare che non mancava di emergere in ogni occasione, anche prima della grande guerra, quando l’8 luglio 1912 presso Misurata (Libia) da soldato semplice si meritò una medaglia di bronzo per il “lodevole esempio di coraggio ed entusiasmo dato ai compagni in combattimento”.
Il Tenente Nicola OCCHINO, fu insignito della medaglia di bronzo per un’ardita azione compiuta a Polazzo tra il 22 e il 29 luglio 1915.
Una Medaglia di Bronzo fu concessa anche al soldato  Francesco SANTAMARIA, per lo straordinario comportamento tenuto durante un assalto per la conquista di trincee nemiche sulla cima Pal Piccolo il 26 marzo 1916.
Un caso da indagare più approfonditamente è quello del Sergente Filippo MAIORANA, che l’Albo d’Oro riporta essere insignito di Medaglia di Argento ma che  nel riscontro con la motivazione di concessione (Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra del 25 luglio 1919) emergono delle incongruenze riguardanti il comune di provenienza (Barcellona Pozzo di Gotto anziché Montalbano Elicona) e il reparto di appartenenza (811^ compagnia mitraglieri anziché 919^ compagnia mitraglieri).
Infine, se la costruzione del Monumento rispose al desiderio della cittadinanza  di Montalbano di dare simbolica sepoltura ai numerosi caduti dispersi nelle maglie della guerra, è certo che alcuni di loro sono sepolti presso il sacrario militare di Redipuglia (ARLOTTA Antonino e (DI) STEFANO Biagio), il Tempio Ossario di Bassano del Grappa (MAIORANA Filippo e RICCHIAZZI Tindaro), il Sacrario Militare di Oslavia (MAIORANA Giovanni), il Riquadro militare italiano del cimitero di Samorik ( SANTALUCIA  Francesco) e il Tempio Ossario di Timau (SANTAMARIA Antonino).
Montalbano Elicona diede il suo contributo alla grande guerra con 86 caduti, non tutti, però, ricordati sulle lapidi del Monumento ai Caduti a cui va comunque riconosciuta la valenza simbolica, e,  tuttavia, per onestà storica e morale, questo elemento cruciale della memoria cittadina merita una riflessione che vada oltre la pura ammirazione estetica del monumento, che senza retorica celebrativa e pregiudizi ideologici, può contribuire al rinnovo dell’interesse civile verso i valori di identità e pace di cui il monumento è testimone,  al di la di ogni strumentalizzazione di parte.

25 ottobre 2024

Riferimenti: Catalogo generale dei Beni Culturali – Ministero della Cultura; Pietre della memoria, il segno della storia – ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra); Albo d’Oro dei Caduti per l’Italia nella Guerra Nazionale 1915-1918; Istituto del Nastro Azzurro – I Decorati al Valor Militare; Bollettino dell’Ufficio Storico – Stato Maggiore del Regio Esercito n. 4 del 1 luglio 1926; Montalbano Notizie – archivio 2021.

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