
di Emanuele De Francesco
Il cambiamento climatico non è, non può essere un fatto ideologico. E’ un fatto del quale prendere semplicemente atto. L’aumento medio delle temperature sta mostrando i propri effetti devastanti, di fronte ai quali non si può più rimanere indifferenti. Non foss’altro perché tali effetti ci riguardano direttamente, determinando un progressivo peggioramento della qualità delle nostre vite.
Basti pensare ai forti disagi legati alla carenza d’acqua, conseguenza diretta dei lunghi periodi siccitosi che hanno interessato la nostra regione in questa annata che, ormai, non può più neppure definirsi eccezionale. E non solo perché sempre più spesso l’acqua viene perfino razionata nelle nostre abitazioni, ma anche per gli effetti correlati e diretti che si ripercuotono sull’agricoltura – sempre più in crisi- con l’inevitabile lievitazione dei costi di produzione e vendita dei prodotti del settore primario. Oppure si pensi agli ingenti danni causati, a macchia di leopardo, dalle recentissime alluvioni lampo prodotte dai primi aliti autunnali, esacerbati dall’enorme quantità d’energia attinta da un Mar Mediterraneo caldo come non si ricorda a memoria d’uomo.
Anche la nostra Montalbano, ovviamente, non può ritenersi al riparo da questo “tsunami” climatico. Ricordo che tra la fine degli anni ‘80 ed i primi anni 2000, le nevicate invernali rappresentavano la regola, con numerosi, persistenti e significativi episodi, a tutto beneficio dell’agricoltura e del benessere della falde acquifere di cui il nostro territorio è ricco. Ricordo anche le serate agostane, in cui l’aria frizzante imponeva d’indossare i primi abiti autunnali, che nelle zone litoranee si sarebbero indossati soltanto alcuni mesi dopo. Ed invece, in questi mutati tempi, anche alle nostre “altitudini”, le estati sono sempre più roventi e gli inverni sempre più avari di piogge, figuriamoci di nevicate degne di nota.
Così si trasforma, inesorabilmente, anche la nostra agricoltura, che si trova a fare i conti con un cambiamento che possiamo definire, senza tema di smentita, epocale. Si pensi ad esempio alla nocciola: coltura d’eccellenza, che in tempi non troppo lontani ha rappresentato un’importante e virtuosa partita economica in tutti i Nebrodi ed a Montalbano in particolare. Prescindendo dalla variabile correlata alla scarsa competitività in un mutato mercato ormai globalizzato, la coltivazione della nocciola sconterà gli effetti del riscaldamento, emblematicamente, più d’ogni altro tipo di coltura che caratterizzano o hanno caratterizzato l’agricoltura della valle dell’Elicona. La pianta del nocciolo, infatti, soffre temperature estive prolungatamente superiori ai 27 gradi e mal sopporta lunghi periodi siccitosi che, ahimè, è quanto avviene ormai regolarmente negli ultimi anni. Dovremo probabilmente rassegnarci alla progressiva e repentina riduzione dei terreni vocati alla coltivazione del nocciolo, che resisterà unicamente a quote altimetriche sempre più elevate. E così, la coltura d’eccellenza e più caratteristica di Montalbano, diventerà via via sempre più marginale, fino a scomparire del tutto. Questo solo per ricordare a noi stessi quanto già il cambiamento climatico sia un fenomeno negativo, palpabile, attuale ed al quale nessuno potrà continuare a rimanere indifferente o, peggio, far finta che non esista.
È chiaro, nessuno di noi ha i super poteri, ma è certo che, quantomeno limitatamente a quella parte del cambiamento forzato dai comportamenti “sbagliati” di noi esseri umani, ciascuno può ancora fare la propria parte, mettendo in pratica condotte virtuose alla portata di tutti. Non solo degli individui, i cittadini ovviamente, è anche compito delle amministrazioni pubbliche, ad ogni livello intendo, mettere al centro della propria agenda la “questione climatica” con piani di intervento pro-attivi (di piccola o grande portata) capaci di contrastare “sistemicamente” il processo in atto. In mancanza, dovranno assumersene la responsabilità, rivelando altresì una certa inadeguatezza per conclamata carenza di visione.
Progetti di riforestazione, di piantumazione di alberi su larga scala nei centri urbani (esistono numerosi ed attendibili studi scientifici che affermano che nelle zone alberate si registrano temperature sensibilmente inferiori, che favoriscono tra l’altro una maggiore piovosità); incentivi su pratiche virtuose in campo energetico (ad esempio, le comunità energetiche) o di risparmio e razionalizzazione delle risorse idriche, ma anche la transizione verso l’elettrico e le fonti rinnovabili, sono solo alcuni tra i moltissimi esempi di azioni tramite le quali, ognuno di noi ed anche a livello politico, potrà e dovrà fare la propria parte a salvaguardia e tutela del pianeta. E poco importa se tali virtuose pratiche produrranno i propri benefici effetti, ormai, solo tra molti anni: quello sarà il tempo in cui vivranno i nostri figli ed i figli dei nostri figli, che riserveranno pensieri di gratitudine e stima nei confronti di quelli tra noi che avranno vissuto le loro vite con senso d’altruismo e responsabilmente.
Mi dico certo che un futuro diverso, un futuro migliore è ancora possibile se sapremo invertire la rotta al cambiamento climatico: e la neve tornerà ad imbiancare i tetti del nostro incantevole borgo.